Prosegue il ciclo di interventi di differenti specialisti, aventi come oggetto la ripartenza delle attività e il ritorno a normali condizioni di socializzazione. La musica concorre in modo potente al nostro benessere psicofisico e a creare condizioni di comunicazione non verbale tra persone. Quella che segue è una riflessione di Silvia Volpato. Ph.D. in Scienze, tecnologie e biotecnologie agro alimentari, si occupa di ricerca e sviluppo in ambito microbiologico. In parallelo ha condotto un percorso di tipo artistico musicale, studiando pianoforte e canto presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e successivamente musicoterapia presso la Scuola di Musicoterapia APIM di Torino. Silvia fa parte di una Compagnia integrata di danza-teatro e pratica Aikido presso il Dojo Hara Kai, nel quale la pratica è ordinariamente svolta con l’ausilio di basi musicali.
L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia da Covid-19 ha generato misure restrittive che hanno interessato molti settori, tra cui quello delle arti marziali e dell’Aikido.
Molti Dojo ed associazioni hanno dovuto sospendere le loro attività, mentre altri hanno continuato a praticare cercando di sopperire alle difficoltà dovute al distanziamento sociale e all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, attuando modalità nuove come l’utilizzo di piattaforme online e trovando luoghi alternativi di pratica quali i parchi cittadini.
Sono ancora numerose le incognite che riguardano l’operatività; tra chi dibatte se si può parlare di Aikido anche per interventi che si realizzano a distanza, emergono coloro i quali ritengono che un atteggiamento di ricerca e sperimentazione sia la via più fruttuosa per fare i conti col presente.
Nonostante la criticità della situazione, forse, la quarantena può essere considerata come un’opportunità e non solo come un limite.
Consapevoli di quel fondamento di relazione con l’altro e con sé stessi che è determinante della pratica Aikidoistica, in che modo il binomio tra isolamento e connessione può trovare un equilibrio? Può l’elemento sonoro-musicale, linguaggio universalmente condiviso e, molto spesso, utilizzato come substrato a diverse situazioni di vita, contribuire a riempire l’isolamento imposto e a creare un nuovo “contatto” con sé stessi e gli altri?
Innanzitutto è interessante notare che la musica, come l’Aikido, sono considerate “arti” ed è ormai riconosciuto che l’arte sia in grado di sviluppare l’immaginazione e la creatività attraverso il potenziamento del lateral thinking e dello spirito critico, di educare le passioni e il cuore promuovendo una crescita equilibrata della dimensione emotiva, di sviluppare un rapporto sensibile e intuitivo con il reale, sviluppando in sintesi quelle life skills considerate fondamentali nei processi decisionali, relazionali e cooperativi e nei comportamenti soggettivi di promozione della salute (Rossi Ghiglione A., 2014) descritte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nella Carta di Ottawa (WHO, 1986). L’arte non è da considerare una medicina, ma può comunque nutrire lo spirito, motivare a migliorare, crescere e guarire e, in certi casi, determinare mutamenti fisiologici nell’organismo.
Ormai da molti anni cresce il numero di iniziative e progetti sperimentali in vari ambiti della medicina e della sanità, dalla clinica alla promozione della salute all’educazione sanitaria sino alla formazione dei professionisti. Anche in letteratura gli studi testimoniano l’esistenza di un più frequente rapporto tra Arti, Discipline Umanistiche e Settore Sanitario e descrivono, valutandone l’efficacia con strumenti quali-quantitativi, l’influenza positiva delle Arti sulla Salute. (Rossi Ghiglione A., 2015).
Ma vediamo in che modo la musica può aiutare ad entrare in contatto con sé stessi e con gli altri creando una condizione di benessere.
La musica può essere descritta come una forma di comunicazione emotiva (Juslin P.N., 1997) poiché permette di evocare e comunicare emozioni complesse senza l’utilizzo del linguaggio. Questo potenziale la rende uno strumento importante per studiare i collegamenti neurali delle emozioni (Daly I. et al., 2019), motivo per cui, negli ultimi anni, le neuroscienze hanno mostrato un enorme interesse in questo campo. In particolare i neuro scienziati e gli psicologi hanno investito molte risorse per comprendere perché gli esseri umani ascoltino la musica e come essa possa influenzare l’attività cerebrale (Salimpoor V.N. et al., 2011). La letteratura è ricca di lavori che indagano la relazione tra musica ed emozioni sotto innumerevoli punti di vista.
Le evidenze scientifiche supportano la stretta relazione che esiste tra musica ed emozioni. Gli esami di laboratorio e la diagnostica per immagini confermano che il nostro cervello risponde alla ricezione della musica in modo inequivocabile e complesso.
Recenti ricerche hanno individuato un “quartetto” di aree cerebrali (Koelsch, S. et al., 2015) (tronco encefalico, diencefalo, ippocampo, corteccia orbitofrontale) deputate alla codifica di differenti classi di emozioni:
- Attivazione/Deattivazione
- Dolore/Piacere
- Emozioni correlate all’Attaccamento
- Emozioni Morali
Queste strutture sono, a loro volta, coordinate da strutture limbiche e paralimbiche (amigdala, gangli della base, corpo striato, insula, corteccia cingolata).
Analisi di neuroimaging funzionale hanno dimostrato come la musica sia in grado di indurre cambiamenti nell’attività di tutte queste aree cerebrali (Koelsch S., 2014; Brattico E. et al., 2016). Contrariamente a quanto teorizzato in passato, la corteccia uditiva non svolge esclusivamente funzioni percettive. Essa infatti risulta variamente connessa alle aree facenti parte del “quartetto delle emozioni umane” e, conseguentemente, coinvolta nell’ induzione e modulazione dei processi emozionali collegati all’ascolto musicale (es. gioia, paura) (Koelsch S. et al., 2018).
La scoperta di strutture e sistemi neurali specificamente deputati all’elaborazione delle emozioni, l’attività delle quali è direttamente ed ampiamente influenzata dalla musica, apre nuove prospettive sull’utilizzo della musica quale strumento per analizzare la natura e la genesi delle emozioni e ci regala nuove consapevolezze sulla natura evolutivo-funzionale della musica stessa. La presenza di connessioni tra la corteccia uditiva e l’ippocampo anteriore, coinvolto nell’elaborazione emozionale collegata ai processi di attaccamento (Koelsch S., and Skouras S., 2014), conferma come la musica possa essere un potente facilitatore delle relazioni umane (Tarr B. et al., 2014), rendendola contemporaneamente un utile strumento per investigare tutte quelle emozioni connesse alla dimensione relazionale.
Queste considerazioni ci riportano all’Aikido e alle domande da cui siamo partiti. Le risposte a questi interrogativi sono in realtà più semplici di quanto possa sembrare, e vengono fornite dalle neuroscienze stesse: la musica, per sua natura, è in grado di agire, tra gli altri, sui circuiti neurali deputati all’elaborazione di comportamenti che favoriscono socializzazione ed aggregazione. Quindi, anche se con modalità differenti, sia la musica che l’Aikido svolgono un ruolo importante nel benessere personale e nella relazione con gli altri e con noi stessi.
La creazione di uno spazio comunicativo flessibile con in proprio ambiente, la capacità di saper distinguere tra mondo interno ed esterno e la capacità di modulare e regolare le proprie emozioni sono fattori strettamente interconnessi e producono trasformazioni che caratterizzano la crescita emotiva e cognitiva di ogni persona (R. Caterina, 2005).
Disclaimer Foto di Andrea Piacquadio da Pexels